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Fondazione CARF

31 Gennaio, 22

Domenica della Parola di Dio

Il 23 gennaio abbiamo celebrato la Domenica della Parola di Dio, istituita da Papa Francesco per la terza domenica del Tempo Ordinario. Un'iniziativa pastorale chiamata a promuovere la formazione dei fedeli, per metterli in grado di trarre dalla Sacra Scrittura "frutti inestimabili di saggezza, speranza e vita" (Lettera Aperuit illis, 30-IX-2019).

Nella sua omelia nella Basilica di San PietroIl Papa ha evocato l'iniziativa della Parola di Dio nel creare il mondo, e il Suo amore nell'averci scelto in Cristo, la Sua Parola eterna. Se nell'Antico Testamento Dio ci ha parlato attraverso i profeti, nella pienezza dei tempi questa Parola si è adempiuta: non è più una promessa, ma si è avverata (cfr. Lc 4, 21). Ora, "con la forza dello Spirito Santo ha abitato in mezzo a noi e vuole fare di noi la sua dimora, realizzare le nostre aspettative e guarire le nostre ferite".

Come gli ebrei che lo contemplavano nella sinagoga di Nazareth, tenendo gli occhi fissi su di Lui (cfr. Lc 4, 20), anche noi dovremmo essere in grado di cogliere la novità radicale di questa Parola che è Cristo. In essa, propone Francesco, possiamo contemplare due aspetti legati tra loro: "la Parola rivela Dio e la Parola ci conduce all'uomo". Lei è al centro, rivela Dio e ci conduce all'uomo".

La Parola rivelatrice di Dio

Per prima cosa, la Parola rivela Dio. "Ci rivela il volto di Dio come Colui che si prende cura della nostra povertà e si preoccupa del nostro destino".. Non come un tiranno chiuso in cielo, né come un osservatore freddo, indifferente e imperturbabile, un Dio neutrale e indifferente. Egli è il "Dio con noi", Parola fatta carne, che si schiera a nostro favore ed è coinvolto e impegnato nel nostro dolore, lo "Spirito amorevole" dell'uomo.

Come portavoce qualificato di questa Parola nella Chiesa, Francesco si rivolge personalmente ai suoi ascoltatori, ognuno di noi:

"Lui è un Dio vicino, compassionevole e teneroVuole sollevarla dai fardelli che la schiacciano, vuole riscaldare il freddo dei suoi inverni, vuole illuminare i suoi giorni bui, vuole sostenere i suoi passi incerti. E lo fa con la sua Parola, con la quale le parla per ritornare a per accendere la speranza tra le ceneri delle sue paure, per farle ritrovare la gioia. nei labirinti dei suoi dolori, per riempire di speranza l'amarezza della sua solitudine. Ti fa camminare, non in un labirinto, ma lungo la strada, per incontrarlo ogni giorno".

Ed è per questo che Francesco ci chiede se portiamo nel cuore e trasmettiamo nella Chiesa questa vera "immagine" di Dio, avvolto nella fiducia, nella misericordia e nella gioia della fede. O se, al contrario, lo vediamo e lo mostriamo in modo rigoroso, avvolto dalla paura, come un falso idolo che non aiuta noi né nessun altro.

Domenica della Parola di Dio - Papa Francesco - Esperti CARF

"La Parola di Dio non è lettera morta, ma spirito e vita".

La Parola ci conduce agli altri

In secondo luogo, La Parola ci conduce all'uomo. Quando comprendiamo che Dio è compassionevole e misericordioso, superiamo la tentazione di una religiosità fredda ed esteriore che non tocca e trasforma la vita. "La Parola ci esorta a uscire da noi stessi per andare incontro ai nostri fratelli e sorelle con l'unica umile forza dell'amore liberatore di Dio".

Questo è ciò che Gesù fece e disse nella sinagoga di Nazareth, quando rivelò che "Egli è stato mandato per andare incontro ai poveri - che sono tutti noi - e liberarli". Non è venuto per consegnare una serie di regole, ma per liberarci dalle catene che imprigionano le nostre anime.. "In questo modo ci rivela qual è il culto che piace di più a Dio: prendersi cura del nostro prossimo".

Perciò la Parola di Dio si oppone alla rigidità: "La rigidità non ci cambia, ci nasconde soltanto, la Parola di Dio ci cambia". Penetra nell'anima come una spada (cfr. Eb 4,12): da un lato ci consola, rivelandoci il volto di Dio; dall'altro ci provoca e ci scuote, mostrandoci le nostre contraddizioni e mettendoci in crisi. "Non ci lascia in pace, se il prezzo di questa pace è pagato da un mondo dilaniato dall'ingiustizia e dalla fame, e coloro che ne subiscono le conseguenze sono sempre i più deboli (...) La Parola mette in crisi quelle nostre giustificazioni che fanno sempre dipendere dall'altro o dagli altri ciò che non funziona".

Il Papa non parla di teorie: "Quanto dolore proviamo quando vediamo i nostri fratelli e sorelle morire in mare perché non gli è permesso di sbarcare".

E prosegue affondando la spada nell'anima: "La Parola di Dio ci invita a uscire allo scoperto, a non nasconderci dietro la complessità dei problemi, dietro il 'non c'è niente da fare' o 'cosa posso fare' o 'è un problema loro o suo'. Ci esorta ad agire, a unire il culto di Dio e la cura dell'uomo".

Oltre alla rigidità, che per Francesco è tipica del pelagianesimo moderno, ogni "spiritualità" "angelica" o disincarnata, tipica dei movimenti neo-gnostici, si oppone anche alla Parola di Dio. Il Papa la descrive graficamente: "Una spiritualità che ci mette 'in orbita' senza prendersi cura dei nostri fratelli e sorelle".

D'altra parte: "La Parola che si è fatta carne (cfr. Gv 1, 14) vuole incarnarsi in noi. Non ci allontana dalla vita, ma ci introduce alla vita, alle situazioni quotidiane, all'ascolto della sofferenza dei nostri fratelli e sorelle, al grido dei poveri, alla violenza e alle ingiustizie che feriscono la società e il pianeta, affinché non siamo cristiani indifferenti, ma cristiani lavoratori, cristiani creativi, cristiani profetici".

La Parola di Dio non è una lettera morta, ma spirito e vita. Citando Madeleine Delbrêl (una mistica francese che ha lavorato negli ambienti della classe operaia di Parigi, morta nel 1964 e attualmente in fase di beatificazione), Francesco dice che "Le condizioni per ascoltare la Parola di Dio sono quelle del nostro 'oggi': le circostanze della nostra vita quotidiana e le necessità del nostro prossimo" (La alegría de creer, Santander 1997, 242-243).

Tutto questo ci impegna, sottolinea il Papa, prima di tutto a mettere la Parola di Dio al centro della cura pastorale, ad ascoltarla e da lì ad ascoltare e a prestare attenzione ai bisogni degli altri.

Sig. Ramiro Pellitero Iglesias
Professore di Teologia Pastorale
Facoltà di Teologia
Università di Navarra

 

Pubblicato in "Chiesa e nuova evangelizzazione".

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